Turisti Italiani a Berlino

Lavorare come guida per i gruppi italiani é una cosa che da le sue soddisfazioni.

Innanzitutto, da 12 anni, trovo ancora entusiasmante raccontare questa cittá che si tarsforma in continuazione, che parla per simboli, segnali da decifrare.

Io provo a prestare lenti, come l ottico di De André, e Berlino si offre in maniera perfetta a questa operazione.

C ´è peró un altro aspetto, nel mio lavoro che trovo interessante.

Incontrando ogni anno migliaia di persone da Trieste in giú, si riesce a vivere sempre direttamente gli umori, le tensioni, le paure di tanta gente.

Si riesce a respirare l aria che tira, a seguire le tendenze. Anche perché sembra che fuori di casa, a tanta gente venga voglia di raccontare. E allora Berlino, per molti diventa solo un pretesto, per parlare di cosa di casa nostra , delle serie: ma” VOI qui, lo sapete che da NOIALTRI”………cavolo, si dimenticano sempre che sono di Napoli e non tedesco. Inutile ricordarglielo, vabbé.

Quindi, oltre che ottico , anche un pó termometro delle tendenze sociali e politiche del nostro paese. Naturalmente , molte cose non si sentono con piacere, ma bisogna sorridere e cercare di rispondere per altre vie, non direttamente ,che é inutile.

Che da una decina di anni, da noi, tirasse un aria preoccupante, era facile da intuire e le domande, erano sempre le stesse, come se  se le fossero passate da gruppo in gruppo: Almeno in tutto il Lombardoveneto da cui arrivano buoni due terzi dei gruppi con cui lavoro.

“Ma come mai qui da voi non ci sono tutti quei negri , quei vu cumpra per strada? ” “Beati Voi. Noi, invece, siamo invasi, non se ne puó piú” ”  Perché qui é un paese civile, li mandano subito via”. “Ma signori”, provo a rispondere “Qui ce ne sono tre volte di piú” risposta: “Ma noi non ne abbiamo visto neanche uno”

Sulla stessa lunghezza d onda; non puó passare un povero giapponese che fotografa il Duomo che la domanda é spesso: “ah, a proposito;  qui come stati messi coi Cinesi?Noi, non ne possiamo piú, sono come le cavallette”

Quando andiamo a vedere le nuove architetture della Potsdammer Platzt o la nuova , incredibile stazione , la Hauptbahnof, allora le osservazioni sono pressappoco cosí:

“Eh, loro si che sanno lavorare: decidono una cosa e la fanno. Da noialtri, invece, viene sempre qualche verde o giallo o rosso che trova un reperto archeologico e blocca il progetto” Sulla storia della frase “Verde, Giallo o Rosso” sarebbe davvero da farci una tesi di laurea: Incredibile, sempre le stesse 3 parole!

L argomento peró in cui piú viene a galla una presa di coscienza collettiva, nazionale, direi, per buona pace di Bossi, é quello sulla lingua italiana.

“Ma é possibile che qui negli hotel e nei ristoranti nessuno parla Italiano?”

“Nemmeno i programmi RAI ci mettono” Sono andato in un negozio, e un commesso, addirittura, faceva finta di non capirmi”

e alla risposta: “Signori miei ma quello non é che fa finta di non capire, non lo conosce l Italiano, poverino……..che ne sa? È pure una lingua difficile”, il commento é sempre il seguente “Eh, peró da Noialtri, quando scendono giú, trovano tutto in tedesco” Ma la conclusione , poi é sempre la stessa e guai a contraddire:

“Non parlano Italiano perché ce l hanno con noi.” ” A noi nessuno ci considera, siamo l ultima ruota del carro” Anche  quella della” ruota del carro” é un espressione sempre ricorrente, sempre identica, sempre con la stessa espressione del volto.

la convinzione dell atteggiamento di superoritá teutonica nei nostri confronti , si manifesta talvolta, con affermazioni ancora piú colorite.

Ricordo ancora, un signore pugliese che davvero arrabbiato, davanti al museo delle antichitá con la dedica di Federico GuglielmoIII mi fece notare:

“ieri al castello di Sansoucí, ci avete parlato tutto il giorno di Federico II , oggi, parlate di questo qui…….nemmeno una parola peró sul nostro grande Federico di Svevia, quello di Casteldelmonte, di Napoli” “Ma signore, scusi, erano secoli prima; a Berlino non c entrano tanto gli Svevi” “No, no, lo fanno apposta, perché non ci considerano proprio”

Poi, quando si entra piú in confidenza, si passa a discutere sulle differenze est/ovest, sul rapporto con il passato nazista, sulla crisi. Qui si trovano posizioni piú differenziate, che meriterebbero analisi molto piú approfondite; magari oggetto di un pezzo a parte. Qui, basta dire che molto tipico é il paragone tra la pigrizia presunta della gente dell est, che si lamenta sempre e la voglia di non lavorare dei “terroni”, che aspettano tutto dall alto.

Quando poi domandano:” ma come viene visto qui il nostro presidente? ” io allora rispondo: “presidente? scusare, io tetesco, no conoscere, no sapere”

Termometro delle tendenze politiche dunque; e da questa posizione ,mi sento di dire che negli ultimi due anni, seppur le domande rimangono le stesse, qualcosa sembra cambiare. Si avverte una sfiducia crescente; é ormai comune sentir dire:

“mamma che brutte figure che ci fa fare quello lí” oppure “da noi non ce la si fa piú ad arrivare alla fine del mese e quello si fa i festini”

Se é vero, dunque che a volte il panorama che emerge appare un pó scoraggiante, é pur vero che  mi arrivano anche tanti altri tipi di gruppi: persone molto piú aperte, affascinate dalla creativitá di Berlino, persone con le quali si creano empatie eccezionali fin dal primo minuto, di ogni provenienza sociale, di ogni parte d Italia.

È bellissmo, dalla mia posizione riconoscere la nostra cultura, le nostre angosce, il nostro sentire comune. Fuori dall Italia, ci si sente un pó piú italiani, ed un pó, stando sempre a contatto con loro, me lo ricordo meglio anch io.

Quando, ai parcheggi dei Bus, si tirano fuori i tavolini con le sopressate, il vino fatto da loro, le grappe, o la sola fila davanti al Pullman ,allegra, per la cerimonia del caffé di dopo pranzo ,  sotto lo sguardo divertito dei gruppi tedeschi,allora, ad esempio ce ne si ricorda subito; idenditá e riti collettivi.

I segnali di riconoscimento sono unici, tutti nostri: a volte non ci si puó sbagliare  e questo si accentua, per me, quando incontro turisti delle mie parti.

Una volta camminavo per la Potsdammer platzt , da solo, quando mi ferma una famiglia: “Excuse me, you speak english?” “Jes, a little bit”  “ah, ok, where is the Brandeburg PORT”? con un accento inglese inequivocabilmente ed unicamente partenopeo, al che la mia risposta ad effetto “E´ Verit e grattaciel? passatec mmiez e pó jate a sinistr; cammenate riec  minut  sempe dirett e va truvate e faccia”

risposta ovvia ed allibita “Uah, grazie assaje”.

e cosí, al di lá di tante tematiche politiche piú profonde, mi piace qui ricordare alcuni momenti piacevoli, in cui si sorride, e si ritrova tutta la nostra unicitá.

E allora,prese alla rinfusa:

Striscia di mattonelle che segna il percorso del muro dietro la porta di Brandeburgo :” Ma addó passava stu mur, cca nterra” Risposta di un compagno di viaggio “No signó………….chill passava ncoppa a port e´Brandeburg”
Meno male che a volte gli altri rispondono per me.

Davanti al muro al Martin Gropius Bau e la “T0pografia del Terrore”

Ma che si stampava in questa tipografia?
Fermata dell autobus di linea ,H di “Haltestelle”…………….”Certo che sti tedeschi non si vergognano a lasciare ancora le “H” per strada? “Ma perché signora? non capisco!!”
“Beh…………la H di Hitler………….dovrebbero levarla”!

Lustgarten ………….ragazze in costume a prendere il sole: “ma come mai glielo permettono? davanti a una chiesa???

East Side Galerie……….O2 World…………la nuova hit di questi anni………..”Ma perché l ossigeno???”

Poi ci sono i ragazzi delle scuole. Anche quelli meriterebbero un articolo a parte.

si va dai gruppi di ragazzoni delle periferie Romane tutti coi bomber , tutti alla “facce er saluto”, ai ragazzi che appena presa confidenza domandano “scusa ma tu sapresti……….? e a quel punto, non c é bisogno che continuino la frase. La faccia circospetta con cui domandano dice giá tutto..si cerca qualcosa da comprare!!

Ma per finire: una delle cose piú divertenti per me, é quando si parla del tempo che fa.

Giornate fredde di Marzo o di Ottobre “Ma fa sempre cosí freddo a Berlino”? “ma é tutto l anno cosí?” Giornate afose di Luglio “Madonna mia, ma avete sempre sto caldo? tutto l anno?”Tre giorni in estate: primo giorno: pioggia e freddo. “Madonna mia ma é incredibile, sempre sto freddo in estate?” “Giorno dopo,sole e afa ,le stesse signore. “Non ce la facciamo piú, fa troppo caldo in questo paese” Terzo giorno,:variabile, pioggia e sole “Ma fa sempre cosí qui? prima piove e poi esce il sole?”

Eh si, é proprio vero: Berlino é forse la cittá dove tante certezze consolidate si sfumano, dove la relativitá e le sfaccettature della vita  assumono forme sempre piú preoccupanti ed imprevedibili. Per questo, mi piace tanto raccontarla.

www.guidaberlino.it



This entry was posted on Saturday, January 15th, 2011 at 12:31 and is filed under General. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0 feed. Both comments and pings are currently closed.

4 Responses to “Turisti Italiani a Berlino”

  1. Helga Wilk

    Hallo Luca,
    mit großem Vergnügen habe ich den Bericht über Deine Stadtführungen in Berlin mit Deinen Landsleuten gelesen. Sehr humorvoll geschrieben! Ich kann mir sehr gut vorstellen, wie das so abläuft, ein bisschen kenne ich ja die italienische Mentalität. Besonders gefallen hat mir auch die Episode mit den Neapolitanern, die man wirklich sofort an ihrer Sprachmelodie erkennt. Erging mir neulich so hier in einem Kaufhaus in der tiefsten deutschen Provinz – ich höre neoplitanische Töne, reibe mir Augen und Ohren und versuche, die Leute zu lokalisieren. Sie gingen hinter mir vorbei, leider stand ich gerade an der Kasse, sonst hätte ich sie -vielleicht- angesprochen. Aber, das ist auch ein Problem. Ich verstehe Italienisch ganz gut, lese auch regelmäßig ital. Bücher, aber mit dem Sprechen (und Schreiben) hapert es. In Neapel habe ich in einer deutsch/amerikanischen Community gewohnt und leider nicht genug Kontakt mit den Italienern gehabt, um das Sprechen zu üben.
    Übrigens sind deutsche Touristen in Italien wohl nicht grundsätzlich anders. Immer wird alles in Bezug auf deutsche Gegebenheiten und Gewohnheiten gesetzt und kritisiert. Unsere deutschen Freunde in der Community konnten sich auch endlos über den neapolitanischen Müll, den bröckelnden Putz an den Häusern, und – mein Gott! – das Wetter aufregen. Im August:so heiß, das hält man ja nicht aus… im Oktober/November: hört das denn hier nie auf zu regnen? Im Dezember/Januar,bei 3°C+: ist das hier immer so eiskalt? (Du kennst deutsche Winter!) Allerdings muss ich zugeben, wir haben in unserem neapolitanischen Haus bei 3-5°C geforen, wie noch nie in Deutschland. Die Heizung hat sich redlich bemüht, den Keller, die Garage und den Vorgarten mitzuheizen. Da hat es für die Wohnung nicht mehr so richtig gereicht :-). Das Problem in Süditalien ist die fehlende Isolierung der Häuser. Wir haben alles amüsiert ertragen und waren dankbar für das Glück, Neapel hautnah zu erleben.
    Danke für den amüsanten Text.
    Viele Grüße Helga

  2. bianchetta

    Ma insomma…ottico, termometro, colonnello metereologo…ma quant’ ccose vuo’ fa?
    Scherzo ;)…molto, molto divertente…

  3. Chiara

    Ciao Luca,
    mi sono imbattuta nel tuo blog mentre ero alla ricerca di un lavoro come accompagnatrice turistica a Berlino.
    Volevo chiederti se puoi darmi qualche suggerimento in proposito. Sono qui a Berlino da un paio di mesi e vorrei prolungare la mia permanenza, ovviamente trovandomi un’attività da svolgere. Parlo abbastanza bene il tedesco.
    Ich freue mich auf deine Antwort!
    Chiara

  4. Helga wilk | Inkinmyblood

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